LISSARO - PALIO DEI MUSSI, 2 SETTEMBRE 2001
Come concordato durante la cerimonia di gemellaggio una delegazione del
Principato ha presenziato al palio dei Mussi di Lissaro.
Cerimonia simpatica e suggestiva che trae origini da un fatto d'arme
avvenuto circa nell'anno 1000, che vide i Lissaresi sottrarre la bandiera
raffigurante appunto un asino ai Vicentini e con grande clamore di
trombe, tamburi e "cucchi" , specie di piffero locale, sfilare per
le vie del paese fino al campanile ove venne appesa; da questo
sembri derivi il detto: padovani pica mussi.
Solo in quattro siamo partiti di buon ora dal Principato, pochi
invero stando alle promesse della domenica precedente, pochi ma buoni.
L'accoglienza, non c'era da dubitarne, è stata molto calorosa; prima da
parte dei pochi che stavano preparando cucine e capannone per il pranzo
e poi da parte di tutti gli altri che man mano sopraggiungevano;
Agnese volle fare la spiritosa e viste le velate lamentele per la polenta
della domenica al "Caliera Trophy" aveva portato alcuni chili di farina
da polenta "buona"; i cuochi Padovani non si scomposero
neanche un pò e consegnatole grembiule, mestolo e quant'altro
l'incaricarono di prepararla.
Pranzo delle grandi occasioni, lunga e piacevole chiacchierata con
Don Federico e poi in piazza ad assistere al palio.
Trombettieri, tamburini e sbandieratori da Ferrara e da Monselice
vestiti di meravigliosi costumi medievali aprivano il corteo, subito
seguiti dai Lissaresi anch'essi in costume medievale con maggiorenti e
notabili, condannato e boia, abati e frati e tutta la variopinta
corte di plebei e contadini recanti i frutti del loro lavoro.
Pregevole, non poteva non esserlo, Toni Bilico nella veste del frate
priore; sfilava portando la croce, per il resto dell'anno sembra sia
lui la croce della sua gentile signora, ed ogni tanto di nascosto
(forse memore che nell'anno 1000 il tabacco ancora non era conosciuto)
si accendeva una sigaretta.
La spontaneità delle comparse e l'entusiasmo del pubblico non potevano
non coinvolgerci e quindi anche noi a fare il tifo naturalmente
per Bepi, pilota del
Deikelvà Racing Team in veste di scudiero della sua contrada, che ha comunque avuto le stesse difficoltà che normalmente
ha con l'Ape anche con il "musso".
Otto le contrade in competizione, ai nastri di partenza quattro alla
volta e poi finale per aggiudicarsi il palio e per aggiudicarsi "l'oco"
come premio di consolazione.
L'oco (oca) deve poi a tempo debito, da quanto ci è stato riferito,
essere cotto e preparato dalla contrada che se l'è aggiudicato per
essere consumato in una altra serata di festa da tutti i concorrenti.
Simpaticissima la "corsa" di animali che sono naturalmente abituati a
fare solo quello che vogliono; veloci se il percorso del momento era
in direzione della loro stalla, caparbiamente fermi se se ne allontanava o
pronti comunque a tornare sui propri passi con repentini cambi di
direzione che li portavano anche in mezzo alla oceanica folla che
assisteva divertita tra incitamenti, urla, sacramenti e strattoni di
fantino e scudiero.
Dopo la consegna del palio ulteriore spettacolo degli sbandieratori
nell'attiguo campo di calcio seguito dalle esibizioni di un cavallo Andaluso.
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